I più recenti rapporti sulla libertà di religione e credo consegnano un allarmante scenario in tutto il pianeta, in cui gli elementi-chiave appaiono due: il terrorismo e la scalata dei nazionalismi. Questi due aspetti sembrano alimentarsi a vicenda, come accaduto ad esempio in Spagna o negli USA dove la propaganda contro i musulmani è stata alimentata dagli episodi di fanatismo, o nella Russia di Putin il cui bando dei Testimoni di Geova rientra nel “pacchetto-antiterrorismo” (legge Yarovaya) approvato lo scorso anno. In altre regioni, è il fanatismo stesso a mietere il maggior numero di vittime tra i gruppi minoritari; un caso che spicca è quello della Nigeria, dove il massacro compiuto dai pastori fulani ai danni dei cristiani ha raggiunto le proporzioni di un genocidio mirato: sono oltre 6.000 i cristiani brutalmente uccisi finora quest'anno, secondo i dati forniti dalla Christian Association in Nigeria in Plateau States.
La situazione non è migliore in Asia. Oltre alla nota emergenza umanitaria dei Rohingya in Myanmar (300 villaggi distrutti e 6700 abitanti uccisi), che vede ancora senza soluzioni stabili l'esodo dei profughi nei territori limitrofi, si osserva una stretta ulteriore in Cina ad opera del governo, mentre in India sono le spinte nazionalistiche a rendere sempre più soffocante la vita delle minoranze.
Come specificato dal più recente rapporto del Pew Research Center, i gruppi nazionalisti sono sempre esistiti, ma è l'aumento delle loro attività negli ultimi anni a rivelarsi sempre più determinante nelle tribolazioni sofferte dai gruppi minoritari. Le dinamiche alla base del citato caso del nazionalismo indù hanno esiti diversi, ma moventi analoghi alle tensioni che muovono quello europeo. Ad esempio, in India i gruppi estremisti che proteggono la sacralità delle vacche possono rivelarsi violenti e arrivare ad uccidere gli individui che mangiano la carne vaccina; in Danimarca non si assiste a episodi sia pure lontanamente assimilabili sul piano della cronaca, ma il principio che vuole i bambini islamici obbligati a mangiare carne di maiale per “proteggere la cultura danese” che muove il Danish People Party è essenzialmente lo stesso.
I Paesi europei in cui il Pew Research Center ha registrato l'insorgere di gruppi nazionalisti apertamente ostili alle minoranze religiose sono circa un terzo, fra cui l'Italia, e sono aumentati del 20% tra il 2015 e il 2016; mentre su scala mondiale i Paesi in cui sono state introdotte restrizioni governative alla libertà religiosa sono aumentati dal 25 al 28% tra il 2015 e il 2016. In base ai dati di Aiuto alla Chiesa che Soffre, la situazione dei cristiani perseguitati è degenerata tra il 2015 e il 2017, anzitutto a causa dell'estremismo islamico in nazioni come Iraq, Siria ed Egitto, oltre al genocidio nigeriano, alle conseguenze del nazionalismo induista e alle violazioni sempre più reiterate dei diritti umani in Cina. La persecuzione è aumentata in Paesi come il Sudan e l'Eritrea, mentre in Pakistan, nonostante le crescenti pressioni internazionali, il governo non sembra in grado di ottenere modifiche reali alla situazione drammatica che caratterizza la nazione. 215 milioni di cristiani vivono sotto la minaccia “alta” o “estrema” di persecuzione in base ai dati di Open Doors, che assegna ancora una volta la maglia nera alla Corea del Nord dove i cristiani detenuti in campi di lavoro o di prigionia sono, a quanto riporta Open Doors, più di 50.000.
Anche la crescita dell'antisemitismo si abbina a quella dei partiti nazionalisti, dalla Svezia al Perù che vede il movimento nazionalsocialista locale distribuire materiale negazionista, invocando l'espulsione della comunità ebraica. Uno sviluppo preoccupante che non può non interessare anche il nostro Paese, soprattutto se si considera come la propaganda anti-religiosa si abbini spesso in Europa, stando ai dati, a quella anti-immigrazione.